La battaglia dei led l’Europa rinvia al 2018

Slitta di due anni la messa al bando delle lampadine ad alto consumo. Il pressing dei produttori. Il passaggio avrebbe portato risparmi per 780 milioni alle famiglie italiane

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Gli ambientalisti gridano allo spreco energetico. I produttori di lampadine e di impianti luminosi, insieme a molti tecnici parlano di transizione necessaria. In mezzo ci sono le famiglie, che avranno più tempo per adeguare l’illuminazione di casa. La battaglia alogene contro Led che è stata combattuta a Bruxelles si è conclusa con la decisione di posticipare al 2018, anziché dal settembre 2016, la messa al bando in Europa delle lampadine di classe C e inferiori, cioè le meno efficienti. Secondo le stime dell’European environmental bureau, che riunisce 140 organizzazioni tra cui Legambiente, il bando delle alogene dal 2016 avrebbe garantito ai cittadini risparmi per 6,6 miliardi di euro in bolletta, 780 milioni di euro per l’Italia. Ma allo stesso tempo, fa notare Lighting Europe, l’associazione che riunisce le maggiori industrie del settore dell’illuminazione, lo stop avrebbe avuto un costo di circa 10 miliardi per i cittadini europei che di fatto si sarebbero trovati in casa oltre 200 milioni di impianti diventati inutilizzabili per incompatibilità con i soli Led.

Italia e Germania contro Svezia e Danimarca

Italia, Germania e Francia hanno argomentato il posticipo al 2018 con motivazioni tecniche: i Led, hanno detto, non sono ancora in grado di coprire le esigenze del mercato. Alcuni Paesi come Polonia e Austria erano più orientati al 2020. Il fronte «verde» per il 2016, guidato da Svezia e Danimarca, sostiene che i Led di qualità sono pronti a rimpiazzare le alogene. Ed è su questo punto che si apre uno scenario articolato, perché il cuore del problema è proprio la tecnologia a disposizione delle famiglie. Sul fronte dell’illuminazione pubblica, invece, non ci sono dubbi: i Led sono già usati nella maggior parte dei progetti. «Le lampade Led in commercio non sempre sono equivalenti alle alogene. Molte lo dichiarano sull’etichetta ma in realtà la qualità della luce è inferiore. E lo scopriamo solo dopo l’acquisto». È uno dei problemi pratici evidenziati da Milena Presutto e Simonetta Fumagalli, ricercatrici dell’Enea che hanno contribuito alle valutazioni tecniche per la direttiva sull’Ecodesign, all’interno della quale è contenuta la decisione sulle lampadine. Presutti e Fumagalli sottolineano la «bontà tecnologica» dei Led ma spiegano che «non è possibile sostituire semplicemente la vecchia alogena con una lampada Led perché sono diversi la qualità della luce (unidirezionale), il peso e spesso gli attacchi. Se si ha poi un impianto con variatore di flusso non è detto che con i Led continui a funzionare. In più per buoni Led si deve ancora spendere molto». Sulla necessità di un periodo di transizione per consentire alle imprese di adeguarsi ha insistito anche Assil, l’associazione nazionale produttori di illuminazione federata a Confindustria Anie, che raggruppa circa 80 aziende produttrici di apparecchi di illuminazione e componenti elettrici (fatturato globale di circa 2 miliardi di euro, oltre il 50% di quello complessivo del settore, e circa 10 mila addetti). Il design italiano vanta aziende leader nel settore dell’illuminazione e Assil ha in più di un’occasione sottolineato la necessità di permettere alle imprese di adeguarsi alla nuova normativa.

Tecnologia competitiva

Nessuno mette in discussione la maggiore efficienza. «La tecnologia Led è in costante evoluzione e da fine 2013 risulta più competitiva dal punto di vista energetico ed economico rispetto alle tecnologie consolidate. Anche la qualità cromatica per applicazioni per esterno è ormai ottima – spiega Alessandro Battistini, responsabile tecnico di Hera Luce –. Fino al 2013 i nostri progetti per l’illuminazione pubblica prevedevano lampade a scarica, ora usiamo prevalentemente Led. Ad esempio a Rho abbiamo sostituito tutti gli apparecchi illuminanti con un risparmio energetico che supera il 60%». Stessa scelta è stata fatta dalle altre big dell’illuminazione. A Roma Acea sta sostituendo tutti i punti luce. Il sindaco Ignazio Marino ha annunciato un risparmio per la Capitale «fino al 55% della sua attuale bolletta elettrica, cioè oltre 15 milioni di euro ogni anno». Led anche per Milano e Brescia: A2A ha già cambiato l’80% dei corpi illuminanti. Mentre Enel ha usato solo tecnologia Led per l’illuminazione di Expo 2015. «Il problema è la qualità della tecnologia impiegata», sottolinea Nicoletta Gozo, coordinatrice del Progetto Lumière di Enea, che ha come obiettivo favorire una riduzione e razionalizzazione dei consumi di energia da parte degli impianti di illuminazione pubblica: «Si devono valutare le caratteristiche tecniche e il contesto da illuminare, perché la luce non è solo efficienza energetica, è molto di più».